La croce
SCRITTI DI PADRE MATTEO
La Croce

Tu, Signore, non hai mai tradito, per questo non potevi morire precipitando; non hai commesso adulterio, quindi non potevi morire lapidato. Ma hai voluto morire in croce. Dimmi allora, Signore: quale furto hai commesso? Perché hai voluto morire sulla croce come un ladro? E, peggio ancora, in mezzo a due ladri crocifissi anch’essi, come se tu fossi il loro capo?
Tu non hai rubato l’uguaglianza con Dio, perché la possedevi per natura. Non hai rubato la signoria sugli angeli, perché essi ti sono sottomessi come servi della tua divina maestà. Non hai rubato il dominio universale del cielo, della terra e di tutto il creato, perché sono tuoi.
Sai, uomo, che cosa ti ha “rubato” Cristo? Ti ha rubato la pena. I tuoi capricci, la tua superbia, la tua ambizione meritavano la corona di spine; la tua gola meritava il fiele; la tua lussuria meritava i flagelli; la tua avarizia e la tua ostinazione nel non voler restituire ciò che devi, in beni e in fama, meritavano i chiodi; il tuo cuore pieno di odio e il tuo petto colmo di rancore meritavano la lancia.
Insomma, tu peccatore, che con tanti misfatti rubi l’onore a Dio, meriti questa croce.
Ma Egli, alla fine, ha scelto di morire su quella croce, e come un ladro te l’ha “rubata”.
Padre Matteo da Agnone, Fasciculus Myrrhae, vol. 3, 281–284, passim. Adattamento in italiano moderno.