La riparazione
SCRITTI DI PADRE MATTEO
La riparazione

Allo stesso modo, se un cristiano è caduto nel peccato mortale e desidera raggiungere le isole fertilissime del Paradiso, deve servirsi della santa penitenza, chiamata dai teologi “la seconda tavola dopo il battesimo”. Per questo si dice: aut poenitentiam aut ardendum, o penitenza, o fuoco eterno.
È quindi chiaro e assodato che il peccatore, dopo aver commesso un peccato mortale, è obbligato a pagare il debito della penitenza.
Non intendo qui rimproverare coloro che intendono rimandare la penitenza all’ora della morte, perché nessuno credo sia tanto insensato da voler rimandare la soluzione di un problema tanto importante come quello di tornare in grazia di Dio a un tempo tanto intricato e travagliato come il quello della morte.
Continuando a rimandare la penitenza, la natura si indebolisce, si corrompe e si guasta
La cattiva abitudine diventa più forte e violenta e quanto più si pecca, tanto più si allontana la Grazia, mentre il demonio si avvicina sempre di più e aumenta la sua tirannia sull’anima infelice.
Per questo è necessario agire ora e fare penitenza senza rimandare, perché nell’inferno non esiste la penitenza salvifica e non c’è speranza di perdono e di misericordia, non servono i suffragi dei santi, né i sacramenti della Chiesa, e non si può ricorrere a un giudice superiore, perché non esiste.
Padre Matteo da Agnone, Fasciculus Myrrhae, vol. 3, 76–77, passim. Adattamento in italiano moderno.