Il quadro prodigioso
IL CONVENTO

Questo dipinto su tavola è opera del pittore Francesco da Tolentino, attivo nella zona intorno al 1534. Secondo un documento del 1615, ritrovato nella biblioteca di Sainte-Geneviève a Parigi, il pittore dipinse tre tavole mariane nello stesso anno. Le prime due furono destinate alle chiese principali di Serracapriola; la terza, la più bella, fu commissionata dal sacerdote don Vincenzo Gabriele.
Proprio in quel periodo i frati cappuccini stavano costruendo il loro convento, e non avevano ancora un’immagine sacra per la nuova chiesa. Don Vincenzo decise di prestare loro il quadro, a condizione che, una volta ultimati i lavori, lo sostituissero con un altro e glielo restituissero.
Ma don Vincenzo morì prematuramente e la tavola rimase nella chiesa dei frati. Suo fratello Domenico, convinto che l’opera spettasse alla famiglia, cercò di riaverla. Tuttavia, morì anch’egli poco dopo aver avanzato la richiesta.
Quando un figlio di Domenico tentò di reclamarla, la sorte si ripeté. L'uomo si ammalò gravemente e morì prima di poterla riprendere. A quel punto, due sorelle del defunto, turbate da questa catena di lutti, interpretarono gli eventi come un segno del cielo, e decisero di donare il quadro ufficialmente e definitivamente alla chiesa dei Cappuccini, dove si trova ancora oggi.
Il turco fulminato
La fama del quadro crebbe anche grazie a un episodio straordinario avvenuto nel 1566, quando i Turchi, prima di essere sconfitti definitivamente a Lepanto nel 1571, durante un’incursione lungo le coste dell’Adriatico, saccheggiarono anche Serracapriola e incendiarono il convento.
Quando i soldati entrarono in chiesa, uno di loro strappò il quadro della Madonna dalla parete con l’intento di depredarlo dei monili preziosi di cui era adornato, ma fu colpito da morte improvvisa, crollando privo di vita ai piedi dell’altare. I suoi compagni, sconvolti, fuggirono in preda al terrore, rinunciando ad attaccare il vicino paese di Chieuti, che così fu risparmiato.
Quando i soldati entrarono in chiesa, uno di loro strappò il quadro della Madonna dalla parete con l’intento di depredarlo dei monili preziosi di cui era adornato, ma fu colpito da morte improvvisa, crollando privo di vita ai piedi dell’altare. I suoi compagni, sconvolti, fuggirono in preda al terrore, rinunciando ad attaccare il vicino paese di Chieuti, che così fu risparmiato.
Un maestoso affresco che campeggia proprio sopra la tomba di padre Matteo da Agnone, rappresenta efficacemente la scena.
Salvati dal nemico, gli abitanti di Serracapriola e di Chieuti rinsaldarono nei secoli lo stesso sentimento di fiducia e gratitudine verso la Madonna delle Grazie, loro salvatrice celeste.
Il restauro
Nel 2004, il quadro è stato sottoposto a un accurato restauro, che gli ha restituito i colori originari e ha riportato in evidenza dettagli importanti, come il coltello da falegname ebanista nelle mani di San Giuseppe. Alcuni ravvisano in questo strumento la dignità del lavoro con cui il padre putativo di Gesù sostenne la Sacra Famiglia, lo stesso mestiere che Gesù imparò nella bottega di Nazareth. Il quadro continua a essere un segno di speranza, protezione e consolazione per tutti coloro che si rivolgono con fiducia alla Madonna delle Grazie, e ogni anno, il 2 luglio, viene celebrata solennemente la sua festa con grande partecipazione di popolo.