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La morte - Padre Matteo da Agnone

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La morte

LA VITA DI PADRE MATTEO
Il beato transito
Per tutta la vita padre Matteo affronta numerose sofferenze fisiche. Soffre di forti dolori allo stomaco a causa dei prolungati digiuni, è colpito da disturbi epatici, ha le ginocchia compromesse dalle lunghe ore in preghiera ed è afflitto da una dolorosa forma di podagra che gli rende difficile camminare. Offre il suo silenzioso martirio al Signore con animo lieto e riconoscente.
Dopo l’ultimo incarico a Bari, viene trasferito a Sant’Elia a Pianisi, ma il clima rigido aggrava ulteriormente le sue condizioni. I medici consigliano di spostarlo. I frati scelgono Serracapriola. Non potendo camminare, viene trasportato su un carro. Il viaggio gli procura sofferenze atroci. Giunto di notte al convento, viene accolto con immensa gioia, ma lui stesso intona il salmo “De profundis”, sapendo che la sua fine è vicina.
Colpito da febbre alta, resta lucido e sereno. Si confessa, prega con i confratelli e riceve l’Eucaristia. Con il conforto dei sacramenti, si spegne serenamente il 31 ottobre 1616, alla vigilia di Tutti i Santi. Il popolo di Serracapriola fa costruire una bara per evitare che il suo corpo venga confuso nell’ossario con quello degli altri religiosi. Questo gesto permette di conservarne le spoglie.
Sei mesi dopo, il corpo viene trovato intatto. Un frate tocca la sua barba e viene liberato da forti tentazioni. Tre anni dopo, un altro confratello apre la bara, da cui si sprigiona un profumo soave e persistente, il profumo di paradiso.
© 2025 – Comitato spontaneo di fedeli italo-francofoni, senza scopo di lucro, per far conoscere il Servo di Dio Padre Matteo da Agnone e sostenere il riconoscimento ufficiale della sua santità. Tutti i diritti riservati.
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